LA MACCHINA DA SCRIVERE E L'EMANCIPAZIONE FEMMINILE
(spunti tratti da "Century of the
typewriter", Wilfred A. Beeching, 1974)
Inizialmente, quando le macchine da scrivere furono
introdotte, si pose subito il problema di trovare qualcuno in grado di utilizzarle
correttamente.
La scrittura a mano era di uso comune, ma i vantaggi di combinare questa abilità con la
dattilografia non furono immediatamente riconosciuti. Esistevano poche scuole di
dattilografia.
Negli Stati Uniti d'America le prime attività didattiche furono organizzate dall'Associazione delle Giovani Cristiane, che iniziò nel 1881 con una classe di otto allieve. Solo dopo cinque anni si valuta che in America ci fossero già 60.000 ragazze dattilografe.
Prima dell'invenzione della
macchina da scrivere, le opportunità di carriera per le donne erano molto limitate. Le
ragazze erano impiegate nei negozi, nelle fabbriche e nei lavori domestici e quelle che
usufruivano del privilegio di una buona educazione potevano aspirare all'insegnamento.
Questa situazione era ovviamente il risultato di radicati pregiudizi sociali. Fu invece universalmente accettato il fatto che un numero sempre più elevato di donne entrasse nel mondo del lavoro terziario.
Gli uomini professionnisti erano in generale riluttanti ad abbandonare le loro abitudini. Di conseguenza non fu rara la situazione in cui i fabbricanti stessi di macchine da scrivere si facessero carico dell'introduzione delle donne all'arte della dattilografia.
Pare che nel 1890,
prima di morire, Sholes abbia affermato: "Sento di aver fatto qualche cosa per le
donne che hanno sempre dovuto lavorare così duramente. [La macchina da scrivere]
permetterà loro di guadagnarsi da vivere più facilmente."